Intervento al seminario della Fondazione Italiana Gestalt
“Riconnettersi in Comunità con la Natura”
Sono sul treno per Milano, sto andando nella mia città di origine a trovare i miei fratelli.
Stiamo attraversando la Toscana, dal finestrino la primavera accarezza con i suoi colori tenui le dolci colline; il treno è pieno, ma nessuno sembra accorgersi della bellezza che ci circonda, alcuni abbassano addirittura la tendina di modo da non essere infastiditi dalla tiepida luce che cade sul computer, la ragazza accanto a me parla ininterrottamente al cellulare, finita una conversazione ne inizia immediatamente un’altra come se il silenzio fosse pericoloso, un altro passeggero cammina nervosamente avanti ed indietro discutendo di lavorio al cellulare.
Sembrano tutti avere fretta, fretta di lavorare, di parlare, di risolvere problemi, in ogni caso staremo in treno, se tutto va bene tre ore, dunque perché rinunciare a dare almeno una sbirciatina al finestrino e godere attimi di quiete e bellezza fuori dal tempo consueto.
Capisco, anche il tempo va sfruttato, mentre i miei occhi restano incollati al finestrino, mi dico che mi sento un po’ estranea a quest’epoca post moderna, ove la nuova weltanschauung è la cultura del narcisismo, in cui l’individuo è cosi arroccato in se stesso da non vedere l’altro, una cultura che spinge alla ricerca del piacere come bene di consumo, che non porta ad un reale benessere, ma che sfocia in uno sterile consumismo, in relazioni usa e getta, relazioni che non sono legami, ma ricerca di emozioni.
Mentre il treno corre, corre anche la mia fantasia, ed immagino, proprio seduti davanti a me, il dottor Freud in persona ed il sociologo Zygmunt Baumann.
Inizia la conversazione il dottor Freud chiedendo a Baumann come sta andando il mondo in questa fase di post modernità, gli individui ancora barattano il bisogno di sicurezza con quello di libertà?
Risponde Baumann, certo che no, i tempi sono molto cambiati, ma purtroppo non in meglio
ora barattano il bisogno di apparire a quello di essere.
Ma dimmi meglio lo esorta Freud incuriosito.
Ho definito questa società, spiega Baumann, la società della modernità liquida, ove l’unica cosa stabile e permanente é l’incertezza, questa é l’unica certezza ed in parte attribuisco a questo disorientamento la standardizzazione e la corsa al consumismo a cui assistiamo.
Non so se sei al corrente, ma poco dopo di te ha avuto grande risonanza lo psicologo Fritz Perls, un ebreo come noi, con il suo approccio voleva riportare l’individuo ai suoi bisogni reali, alla libertà, alla sua originalità.
Ma questo, dice Freud un po’ piccato è il compito di qualsiasi buona terapia.
Vero risponde Baumann, ma la sua genialità è nel metodo, molto diverso dal tuo, meno inconscio, subconscio, libere associazioni, che poi, diciamocelo, tanto libere non erano, e poi zero interpretazioni.
Perls puntava sulla relazionalità considerando che l’individuo è sempre un organismo in relazione e sul qui ed ora, aveva intuito che nel momento presente c’è il mondo intero della persona, glielo faceva sperimentare.
Osservando i nostri compagni di viaggio, credo proprio che Fritz avrebbe proposto una seduta di gruppo facendo sentire quanto ricco e prezioso può essere un incontro autentico.
Poi sono nati vari approcci, a volte confusivi, che promettono rapide guarigioni, senza tener conto che la salute non è assenza di malattia, ma sviluppo del potenziale umano.
Oggi siamo bombardati da immagini preconfezionate, artificiali, fittizie che portano al consumismo e che relegano l’individuo all’isolamento e alla solitudine, con sentimenti di vuoto e di mancanza di senso.
Il rischio, interviene Freud, è che l’altro si trasformi in un’immagine, che ci sia una rimozione dell’altro e che questo che porti ad un eccesso di Io.
La situazione è allarmante, prosegue Freud, accendendo il suo sigaro, questa è una china pericolosa sia per l’individuo, che per la società, ma anche per il pianeta.
Assolutamente risponde Baumann, pare addirittura che la terra si trovi in una situazione scottante con il riscaldamento climatico, e che siano proprio le attività umane la variabile principale che impatta su tutte le forme di vita del pianeta.
Mi piace molto quest’idea del qui ed ora, prosegue Freud e qui ed ora, senza perdere tempo, noi psicoterapeuti dobbiamo dare il nostro contributo per salvare il pianeta.
Dobbiamo iniziare subito a curare le relazioni, per vivere relazioni sane è necessario instaurare relazioni sostenibili con se stessi, con le nostre diverse parti del se, con i nostri diversi bisogni, con rispetto empatico e capacità di contatto profondo, ciò ci permette di relazionarci efficacemente con altri individui, altre culture nonché vivere con rispetto e contatto profondo con le altre forme di vita del pianeta.
Concordo con te prosegue Baumann, questa è la strada da percorrere e grazie di questo scambio è stato un vero piacere e una fortuna incontrarti.
Anche per me risponde il padre della psicanalisi quasi commosso.
ll tempo è volato ed i due si avviano silenziosi all’uscita del treno prima di dirsi addio esitano un momento, poi si lasciano andare ad un abbraccio fraterno, un abbraccio di un attimo, un attimo che ricorderanno per sempre.