RIFLESSIONI
LO SCOPO DELLA PSICOTERAPIA
Un giorno al prof. Claudio Naranjo fu chiesto quale fosse per lui il senso della vita. Come è solito fare, rispose con una delle sue tante sagge storielle.
“Un uomo aveva viaggiato fino all’Himalaya per visitare un famoso saggio che abitava in una caverna.
Dopo un anno di ricerca arrivò sulla vetta dell’alta montagna, giunse alla caverna e finalmente pose al saggio questa domanda: qual’è il senso della vita? Il saggio rispose: la vita è come una pianta di pomodoro. Il cercatore, molto indignato, interloquì: mi hanno detto che lei avrebbe potuto dirmi la verità, io ho investito tanto per arrivare fin qui e lei mi dice solamente che la vita è una pianta di pomodoro! E il saggio: sarà come lei vuole! Forse non sarà una pianta di pomodoro……”
Dopo un anno di ricerca arrivò sulla vetta dell’alta montagna, giunse alla caverna e finalmente pose al saggio questa domanda: qual’è il senso della vita? Il saggio rispose: la vita è come una pianta di pomodoro. Il cercatore, molto indignato, interloquì: mi hanno detto che lei avrebbe potuto dirmi la verità, io ho investito tanto per arrivare fin qui e lei mi dice solamente che la vita è una pianta di pomodoro! E il saggio: sarà come lei vuole! Forse non sarà una pianta di pomodoro……”
Naranjo prosegue dicendo che per lui la vita è una pianta di pomodoro, nel senso che “la vita è crescere e dare il frutto”.
Possibile, pensai, che una profonda ricerca esistenziale, rivolta a trovare senso e significato della vita, si esaurisca così, con una breve e concisa affermazione: far sbocciar piante di pomodori?!
Certo è che la pianta di pomodori è bellissima, con quei pomodorini rossi appesi come palline all’ albero di Natale, ricorda quelle atmosfere festose, il profumo invece evoca l’estate, il mare, il sole, le vacanze.
Ognuno di noi è alla ricerca di risposte. Come dice Jung ” l’uomo ha assolutamente bisogno di convinzioni generali che diano un senso alla sua vita e che gli permettano di trovare il suo posto nell’universo”.
Non so se la risposta del saggio sia quella giusta o se ne esista una giusta, o se tutte le risposte possano essere valide o solo alcune, o molte.
Possibile, pensai, che una profonda ricerca esistenziale, rivolta a trovare senso e significato della vita, si esaurisca così, con una breve e concisa affermazione: far sbocciar piante di pomodori?!
Certo è che la pianta di pomodori è bellissima, con quei pomodorini rossi appesi come palline all’ albero di Natale, ricorda quelle atmosfere festose, il profumo invece evoca l’estate, il mare, il sole, le vacanze.
Ognuno di noi è alla ricerca di risposte. Come dice Jung ” l’uomo ha assolutamente bisogno di convinzioni generali che diano un senso alla sua vita e che gli permettano di trovare il suo posto nell’universo”.
Non so se la risposta del saggio sia quella giusta o se ne esista una giusta, o se tutte le risposte possano essere valide o solo alcune, o molte.
Comunque, a prescindere se questa storiella risponda o meno alla questione esistenziale sul senso della vita, a me suonò subito come la risposta chiara e forte al significato della psicoterapia!
L’obiettivo della psicoterapia è proprio questo: lasciar sbocciare la pianta di pomodori che è in noi; aiutare le persone ad esprimere le potenzialità nascoste, a ritrovare quell’ autencità e quella preziosa unicità che fa sentire integri e dona alla vita senso e passione.
L’obiettivo della psicoterapia è proprio questo: lasciar sbocciare la pianta di pomodori che è in noi; aiutare le persone ad esprimere le potenzialità nascoste, a ritrovare quell’ autencità e quella preziosa unicità che fa sentire integri e dona alla vita senso e passione.
Questo per me è il compito del terapeuta, essere come un bravo giardiniere che zappa, semina e pazientemente innaffia aspettando, proteggendo dal vento e dalle intemperie, quel frutto nutriente che giace a volte nascosto, non visto, non riconosciuto, in ognuno di noi.
Spesso si ha l’idea del terapeuta come un esploratore dotato di torcia, che direziona la luce nei punti oscuri. Se ben ricordo, io stessa avevo un’idea del genere. Ma in realtà è un idea errata che attribuisce tutto il potere al terapeuta. Il paziente pare un bambino che si lascia guidare. Questa falsa immagine farebbe poi pensare ad uno psicoterapeuta che conosca perfettamente la via, come se ci fosse una via, una terapia valida per tutti. In realtà non è così, ogni terapia è unica,così come è unico ogni essere umano!
L’immagine corretta è un’altra. E’ quella del terapeuta e del paziente che insieme intraprendono un viaggio di conoscenza in cui sveleranno verità segrete e aiuteranno i boccioli nascosti fra le spine dei traumi e dei complessi a fiorire a dare frutti nutrienti, luminosi e rossi come palle dell’albero di Natale, freschi saporiti come il profumo del mare, dell’estate, della vita.
Personalmente ho incontrato sia terapeuti che pazienti a cui sono profondamente grata che mi hanno permesso di sentire che ” l’incontro fra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche che nella reazione entrambe vengono trasformate ” (Jung)
Concludo con una poesia di Kavafis che sempre mi viene alla mente quando faccio queste riflessioni.
Spesso si ha l’idea del terapeuta come un esploratore dotato di torcia, che direziona la luce nei punti oscuri. Se ben ricordo, io stessa avevo un’idea del genere. Ma in realtà è un idea errata che attribuisce tutto il potere al terapeuta. Il paziente pare un bambino che si lascia guidare. Questa falsa immagine farebbe poi pensare ad uno psicoterapeuta che conosca perfettamente la via, come se ci fosse una via, una terapia valida per tutti. In realtà non è così, ogni terapia è unica,così come è unico ogni essere umano!
L’immagine corretta è un’altra. E’ quella del terapeuta e del paziente che insieme intraprendono un viaggio di conoscenza in cui sveleranno verità segrete e aiuteranno i boccioli nascosti fra le spine dei traumi e dei complessi a fiorire a dare frutti nutrienti, luminosi e rossi come palle dell’albero di Natale, freschi saporiti come il profumo del mare, dell’estate, della vita.
Personalmente ho incontrato sia terapeuti che pazienti a cui sono profondamente grata che mi hanno permesso di sentire che ” l’incontro fra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche che nella reazione entrambe vengono trasformate ” (Jung)
Concludo con una poesia di Kavafis che sempre mi viene alla mente quando faccio queste riflessioni.
“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
…Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti –finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta.
…Sempre devi avere in mente Itaca –
Raggiungerla sia il pensiero costante.
…E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”