La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade
nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima.
Carl Gustav Jung
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RIFLESSIONI

LA GIUSTA DISTANZA
Nella sua opera “Perego e Paralipàmena” Schopenhauer sintetizza con una breve metafora ripresa sucessivamente da Freud ” il dilemma dei porcospini” la difficile situazione delle relazioni.
“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi con il calore reciproco, per non rimanere assiderati. Ben presto però, sentirono le spine reciproche, il dolore li costrinse così ad allontanarsi l’uno dall’altro.
Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripetè quell’altro malanno, di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra i due mali, finchè non trovarono una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la miglior posizione…”
Schopenhauer in questo breve racconto fiabesco con poche pennelata dipinge la difficile situazione delle  relazioni e offre una possibile soluzione:  trovare  la giusta distanza, non troppo vicino,  ma neanche troppo lontano, uno  spazio in cui  entrambe i membri della relazione possano sentirsi  interi  ed in contatto
Questa moderata distanza   permette di sentire  la solitudine come io sono, mi ascolto, sento le mie emozioni, percepisco i miei desideri,  l’energia che generano e posso decidere di assecondarli scegliendo azioni adeguate, oppure scegliendo diversamente.
Quando quest’attenzione rivolta a se  stessi è presente non ci si sente soli,  si è con se stessi,  presenti,  consapevoli di se dei propri bisogni, conflitti, aspirazioni.
Solo mantenendo la propria individualità infatti è possibile relazionarsi all’altro.
A volte, nei rapporti si può tendere alla fusione, a  perdere la propria  identità nell’altro,  annulando  quelle differenze che ci rendono individui unici ed irripetibili.
Inizialmente questa confluenza  genera  un senso di completezza, di calore, di unione speciale, ma già dopo qualche tempo le spine della nostra individualità, che vuol  essere intera, cominceranno a farsi sentire, quegli aculei pungeranno per ricordarci chi siamo e questo vale sia per noi che per l’altro, partner, amico, parente che sia.
Laddove infatti  tale differenzazione non sia raggiunta si tende a vivere la relazione in modo ansioso, ricercando una continua approvazione/vicinanza.
Stanchi e delusi da  questa posizione che amputa la possibilità di essere liberi e autenticamente se stessi  si passa, dice Shopenauer, ad un eccessiva distanza, come se questa potesse permettere maggior interezza/autonomia. Neanche  così si raggiunge il traguardo finale: essere insieme. Viene a mancare il contatto, il calore, e quanto triste è sentirsi soli quando  l’altro è con noi.
A volte  la paura di soffrire, o le  delusioni vissute portano a porsi con eccessive difese,  creando  distanze che ci fanno sentire protetti, ma soli. D’altra parte, non si può vivere una fiaba se manca il coraggio di entrare nel bosco. E così, come nella metafora dei porcospini, sentiamo troppo freddo.
Mi piace pensare a questa giusta distanza fatta d’istanti, d’istinti, in continuo movimento che ci vede distinti, uniti, separati e nuovamente insieme, allontanarsi per ritrovarsi,   come una   danza  continua che ci chiama a noi stessi e all’altro insieme e separati.
“…. E siate uniti ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’uno all’ombra dell’altro.”
Kahil Gibran
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