Claudio Naranjo psichiatra, psicoterapeuta gestaltista e massimo esperto del enneagramma dei tipi psicologici ci ha lasciato il 12 luglio 2019
Ecco l’ ultima intervista.
Ecco l’ ultima intervista.
Intervista a Claudio Naranjo: la mania di voler avere tutto sotto controllo.
Intervistatore: Ho un appuntamento con lo psichiatra cileno Claudio Naranjo; il Dottor Naranjo è un referente mondiale della terapia della Gestalt. Professore in differenti università nordamericane, è un pioniere della psicologia transpersonale, e soprattutto è un uomo saggio.
Claudio: controlliamo la resistenza alla realtà, controlliamo la resistenza di fronte all’inevitabile, ma ci conviene rilassarci perché si arriva al cielo solo rilassati. Non volano quelli che stanno tesi. Nemmeno ballano, quelli che stanno tesi. Però per non essere tesi bisogna accettare che non è possibile mettersi la vita in tasca, che la vita è misteriosa, che la vita è molto più di quello che calcoliamo e prevediamo, e, sicuramente di ciò che pianifichiamo.
Intervistatore: Spesso la vita ha altri piani che non sono per niente i nostri.
Claudio: Sì, si dice che la vita è ciò che succede mentre pensiamo cosa farne.
Intervistatore: E che pensa adesso Claudio Naranjo?
Claudio: Beh, provo a pensare il meno possibile. Prima ci riuscivo più facilmente che adesso, curiosamente. Quando ero un cercatore giovane, mi sembrava di poter già volare. Io avevo il proposito di arrivare al cielo. E sono arrivato al cielo. E quando sono arrivato al cielo mi sono reso conto che questo non era il viaggio, ma era la prima metà del viaggio. L’altra metà era tornare a terra e mantenere la coscienza aperta, la coscienza distaccata, serena, mentre uno sta qui, tra i vivi, che sono persone abbastanza difficili. E non direi di aver superato questa tappa del viaggio, di essere arrivato a sapere come pormi facilmente di fronte a tutti gli esseri umani che mi circondano. Questa cosa, il portare il cielo alla terra, sembra che non terminerà mai.
Intervistatore: L’affanno di controllare tutto nella nostra società, di controllare il nostro futuro, come desideriamo che sia la nostra vita nei prossimi anni, questo non abbracciare l’incertezza, quanto fa parte della nevrosi collettiva?
Claudio: Certo, uno dei miei maestri che fu Fritz Perls, fondatore o creatore della Gestalt, parlava molto di “control madness” (la pazzia del controllo). La pazzia comune degli uomini, la pazzia collettiva consiste nel controllare tutto. La pazzia non è, come si suppone che è la psicosi, il non controllo, il il consegnarsi al non controllo, ma il contrario: la mania di avere tutto sotto controllo.
Intervistatore: Da dove viene questa mania? Qual è la radice di questo male?
Claudio: Nasciamo con un tesoro di mente, una potenzialità molto grande, che ha in sè compassione, la capacità di comprensione, di attenzione.. che è rimasta ferma, la nostra vita è rimasta ferma collettivamente, e si ripete di generazione in generazione. Io a volte dico: siamo larve che non credono nelle farfalle. Questo, siamo esseri larvali che hanno il potenziale di arrivare a un altro stato di coscienza, ma nemmeno crediamo in questa possibilità, e ci siamo crearti una forma di vita che non favorisce il nostro arrivare a un altro stato di coscienza.
Intervistatore: Tu ultimamente hai avuto alcuni problemi di salute.
Claudio: Sì, sono stato una, due, tre, quattro volte in ospedale quest’anno. È l’epoca in cui la macchina inizia a ingolfarsi, sotto più aspetti. Però sento che il frutto di questi periodi, di questi giorni che sono stato in pericolo, è stato buono, mi ha pulito la mente, mi ha lasciato più chiarezza, una mente più vigorosa, più lucida.
Intervistatore: Un filosofo catalano, Salvador Paniker, che è morto da relativamente poco, diceva: l’unica cosa che mi dispiace della morte è salutare il mio ego. Tu, Claudio, già hai salutato il tuo ego da molto tempo, e dopo sei tornato a incontrarlo nuovamente..
Claudio: Io ho salutato lui ma lui non ha salutato me. L’ego è come un parassita, come un pidocchio che torna ad incollarsi su di me ogni tanto.
Intervistatore: Bene, siamo in Catalogna, tu sei molto amato qui, come una stella del rock..
Claudio: Sì, mi piace più essere una stella del rock che un accademico. Mi sento amato dalle persone, dal pubblico, più che applaudito per le mie idee. Credo che ci siano molte persone che sentono “così va la vita”.
Intervistatore: C’è una parte di Claudio che si sente assolutamente giovane? C’è un io profondo, o un centro, per chiamarlo così, che non è invecchiato?
Claudio: Suppongo di sì, non so se chiamarlo giovane o chiamarlo come qualcosa che sta più in là del tempo.. è lo spirito di ricerca. A volte, più uno sa ciò che cerca, più sa che non lo conosce, più sa che non sa ciò che sta cercando. Chi accetta il mistero sta in migliori condizioni rispetto allo stare in risonanza con la vita che è misteriosa.